Da un pò di tempo non aggiorno il blog, stò pian piano iniziando la ricerca tra problemi vari e ricerca di contatti per cercare di entrare a scuola anzichè dalla porta principale da quella di servizio...
Volevo velocemente raccontare quanto la giornata di ieri mi ha colpita. Ieri e oggi si celebra in Israele Yom Kippur, il giorno in cui si chiede perdono, in cui non si lavora, non si guida, si digiuna, non c'è televisione, i negozi sono chiusi. Essendo una città mista mi aspettavo che Jaffa non osservasse questa tradizione e che come lo shabbat a Gerusalemme, in cui tutti i negozi palestinesi sono aperti, non ci fosse in qualche modo un 'eco sulla quotidianità palestinese...Invece con mio grande stupore ieri Yefet (proprio sopra casa nostra, una delle arterie principali di Jaffa oltre a Jerusale Boulevard) era deserta: quasi tutti negozi chiusi, tutti i bambini per strada con biciclette, macchinine telecomandate, pattini e quant'altro. Specialmente dopo cena le macchine che abbiamo incrociato tornando da Tel Aviv erano davvero pochissime. Il clima anche era particolare, non solo i palestinesi "apparentemente" hanno seguito le tradizioni della festa, ma ne hanno fatto una loro festa in qualche modo, perchè non solo i bambini israeliani erano per strada in bici, ma anche i bambini palestinesi, e il povero Mustafa, uno dei nostri vicini che ha chiesto a Jonatan di sistemargli i freni della bici, sembrava davvero deluso all'idea di non poter uscire in bici con i suoi amici a causa dei freni. Tutto questo in un clima in cui ho scoperto che i laboratori artigianali vicino al porto sono spesso condivisi da palestinesi e israeliani e che tra gli israeliani non religiosi, come ad esempio il capo del nuovo lavoro di Jonatan, un falegname che lavora proprio in uno di questi laboratori, e i palestinesi più progressisti, non c'è poi questa grande differenza di mentalità. Come dice Padre Arturo, vederli insieme a fare le cose non è poi così raro, è vederli insieme a decidere che è quasi impossibile...
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